mercoledì 4 giugno 2008

E se...

In un mondo come il nostro e fin dalla notte dei tempi la verità ha le seguenti caratteristiche:

  • Non è mai una sola
  • Ognuno ha la propria
  • La fanno i vincitori

Considerando questi tre aspetti mi sembra più che logico andare con i piedi di piombo nell'analisi di qualsiasi verità ci venga proposta. Nella religione, ad esempio. In politica o nella storia. Quello che ne scaturisce è che se il proprio pensiero non coincide con quello della massa allora il minimo in cui si può incorrere è la censura. Ma chi decide di far passare come vero un concetto o una testimonianza? Gli antichi romani risponderebbero con il classico detto "Cui prodest? (oppure "Cui bono?"). A chi giova? Chi decide è, sicuramente, chi ne può ottenere un vantaggio (di qualsiasi genere...) affinché la verità sia quella che fa più comodo. Non sempre è così ma spesso è così. Occorre sempre fare un'analisi cercando di interpretare il meno possibile e cercando di avere le informazioni da entrambe le parti. In certi casi, purtroppo, non è possibile e la testimonianza di un numero ristretto di persone può essere generalizzata ed estesa a tutta la comunità della quale fanno parte quelle persone. Purtroppo accade. Il problema è serio. In certi stati negare dei tragici avvenimenti che hanno visto come sfortunati protagonisti una grandissima (?) parte della popolazione di una ben determinata comunità è reato. Sembrerebbe (è) un'imposizione di una verità? O della verità? Senza scomodare complotti mondiali e manovre internazionali occulte, quello che salta agli occhi sono i fatti. Si può negare il fatto che gli americani hanno sterminato i nativi (e fai pure bella figura di fronte a taluni) ma non si può negare, ad esempio, la Shoah (e in alcuni stati europei è reato). Fermo restando che l'ammonimento di Primo Levi (È successo, quindi può succedere ancora. - e, aggiungo io, volendo dar credito a P. Levi) deve essere tenuto nella massima considerazione, documentandomi (e non poco) sulla Shoah ho scoperto dati talmente controversi (sia da una parte che dall'altra) da rimanere sbigottito e perplesso. La verità qual'è? Le tesi dei cosiddetti revisionisti sono documentate (o per meglio dire, documentano l' improbabilità o l' impossibilità che certe condizioni si siano verificate) quanto e più delle (presunte) prove presentate al processo di Norimberga (che risultano essere la maggior parte delle volte dichiarazioni o testimonianze per interposta persona). Una cosa è certa: lo spazio dato a chi non "crede" è esiguo. Certo non è un bell'esempio di democrazia. L'obiezione che si sente o che si legge è, principalmente, questa: per chi si è macchiato di crimini come quelli attribuiti ai tedeschi nessuna pietà e per chi non accetta la storia come viene proposta nessun confronto e nessuno spazio per controbattere, per confrontarsi. Ma se la guerra l'avesse vinta la Germania come verrebbero descritti i "partigiani"? Come terroristi? Forse sì. Ed il popolo rimarrebbe sdegnato per le "nefandezze" perpetrate da russi, inglesi e americani (che comunque sono avvenute, vedi il bombardamento di Dresda). Ed i ricchi ci sarebbero comunque stati. Gente del genere non ha un credo politico: il loro unico credo è il dio denaro... E poi sono gli unici che dalle guerre hanno da guadagnarci. Se poi muore il "popolino" che problema c'è? Ci sarà sempre qualcuno da incolpare...

Per concludere (riferendomi alla storia che ci viene insegnata): è la verità? Oppure: cosa è successo veramente? Più passa il tempo è più i miei dubbi (su tutta la Storia) aumentano...

P.S.: Se vi volete confondere un po' le idee visitate questo link. Descrive un libro di Theodore N. Kaufman dal titolo Germany Must Perish! (pubblicato nel 1940, primi del 1941). Kaufman, ebreo-americano ben prima dell'entrata in guerra degli USA sintetizzava così il libro presentandolo al Times (che così lo pubblicizzava): "A dynamic volume outlining a plan for the extinction of Germany and containing a map showing possible dissection and apportionment of its territory.". Nel libro le proposte di sterilizzazione forzata del popolo tedesco (affinché finisse per estinguersi) e il completo smembramento del territorio tedesco. Secondo voi i nazisti non avrebbero preso la palla al balzo? O sarebbero rimasti a guardare? Perché questo libro non è stato censurato? Perché l'ha scritto, oltretutto, un ebreo che doveva (almeno) immaginare che la popolazione ebraica sotto il controllo nazista avrebbe, come minimo, avuto ritorsioni? Misteri della storia...