lunedì 30 giugno 2008

Talmud

Stavo cercando su Google il termine "kerithuth" e mi compare Falsifiers of the Talmud. Il sito vuole fare luce e soprattutto sconfessare le falsificazioni che vengono usate, a quanto dicono, da antisemiti di tutto il mondo per evidenziare una forte componente razzista ebraica per tutti coloro che non sono ebrei. Il sito è quello dalla Grand Lodge of  Freemasons -British Columbia and Yukon. Il che mi fa pensare. Di contro ho pure trovato il testo, considerato un falso, usato dai nazisti (e non solo, anche i cristiani "fondamentalisti" lo presentano e lo commentano per sottolineare come non possa e non potrà mai esserci una felice coesistenza cristiani-ebrei)  per far sapere al mondo cosa pensavano gli ebrei dei "gentili" e quali precetti erano da seguire. Il libro si intitola "Il Talmud smascherato". Se volete farvi un idea il libro è consultabile a questo indirizzo oppure è scaricabile da questo (726 KB, pdf).  Come al solito dov'è la verità? Un paio di  punti del sito citato all'inizio mi hanno un po' colpito. Vi riporto il testo originale (in lingua inglese):

"A JEW WHO KILLS A CHRISTIAN COMMITS NO SIN, BUT OFFERS AN ACCEPTABLE SACRIFICE TO GOD. 'Even the best of the non-Jews should be killed.' (Abhodah Zarah, 26b Tosepoth)."


Abhodah Zarah, 26b, Tosepoth. Tosepoth is not a part of the Talmud. It is a collection of commentaries on the Talmud. In a passage alluded to by Van Hyning, Tosepoth quotes a Talmudic source as stating that the command of killing all Canaanites was applicable only during the war against them.

Ok, non fa parte del Talmud ma fa parte di un commentario.  E comunque il testo (ed il commento) dovrebbe far riflettere.

"Jehovah created the non-Jew in human form so that the Jew would not have to be served by beasts. The non-Jew is consequently an animal in human form, and condemned to serve the Jew day and night. (Midrash Talpioth, 225-L)."


Midrash Talpioth, 225-L. This is not a volume of the Talmud. It is something composed by a Turkish Jew in the 18th century. His name was Elijah ben Solomom Abraham, ha-Kohen.

Mi ripeto. Ok, non fa parte del Talmud. Rimane il fatto che questo ebreo turco tanto tollerante, si capisce, non era. Diciamo pure che era razzista.

Dal sito, e con questo concludo, si capisce (affermano) che:

  • il testo non esiste (o non esiste il libro dal quale è tratto)
  • il testo fa parte di un commentario (il che non cambia la sostanza. Chi si è così espresso era razzista. E basta).

A voi, come al solito, le conclusioni.

domenica 29 giugno 2008

La nobiltà nera.

Secondo il De Mauro per nobiltà nera si intende: titolo nobiliare, non trasmissibile ai discendenti, conferito a chi occupava importanti uffici o apparteneva a ordini cavallereschi. Per Wikipedia invece «Con nobiltà nera si sono indicati in passato i discendenti di quei borghesi che, arricchitisi grazie all'amministrazione dei benefici ecclesiastici concessi a familiari che avevano abbracciato la vita religiosa, riuscivano ad ottenere un titolo nobiliare, spesso contraendo matrimonio di convenienza. Si chiama nera dal colore della veste ecclesiastica.» Ma chi è veramente la nobiltà nera? Se facciamo una ricerca tramite Google, e ci  armiamo di pazienza incominciando a leggere i documenti che il motore di ricerca ci propone, potremo avere parecchie sorprese... Lascio a voi l'arduo compito di tirare le somme e ricordate che qualcuno  affermò:  "un’accusa è sempre pronta [...] quella di ‘complottista’, di allucinato immaginatore di complotti universali."

venerdì 27 giugno 2008

Così va il mondo...

“Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro né di debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri. Questa vicenda monetaria non compare oggi più neanche nei testi delle scuole pubbliche”.

Billions for the Bankers, Debts for the People - Sheldon Emry

“Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario”. Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario”

Hitler’s Banker - John Weitz (Warner Books, 1999)

“Hitler si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo al lavoro per il bene dello stato… se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri stati… potete ben immaginarne le implicazioni controrivoluzionarie”

“Hitler Did Not Want War” - Henry Makow - www.savethemales.com (21 marzo 2004)

Chiaro, no?

giovedì 26 giugno 2008

Europäischen Wirtschaftgemeinschaft

Il 25 marzo 1957 nasceva, con i Trattati di Roma, la Comunità Economica Europea. Dovete sapere che ci sono due correnti di pensiero per quanto riguarda la suddetta comunità: la prima afferma che esiste una correlazione con la Europäischen Wirtschaftgemeinschaft nazista ed, ovviamente, la seconda nega qualsiasi legame. Visto che fare ipotesi, per ora, non è reato proviamo a formularne alcune ed intrecciamo il tutto in uno zibaldone che taluni (forse a ragione o forse a torto) definirebbero "complottista". Partiamo lontano nel tempo. Alcuni studiosi (che Wikipedia definisce poco attendibili) dicono che Hitler padre fosse figlio illegittimo del barone Salomon Mayer von Rothschild. Quindi Adolf Hitler (supponendo che sia vero quanto scritto da Hansjurgen Koehler, Walter C. Langer, Greg Hallett) era, in parte, ebreo. E qui le supposizioni possono essere di tutti i tipi. Se fosse tutto vero, da un rapporto illegittimo (con un ebreo) nacque il padre di uno dei più grandi criminali della storia e cioè il dittatore che perseguitò gli ebrei (avendo comunque anch'egli ascendenze Ashkenazi) con l'intenzione di spazzarli via dalla faccia della terra. E se fosse stato manovrato da quella potentissima famiglia di banchieri (leggi Rothschild) a loro volta manovrati da qualcuno di ancora più potente? Se era nei piani di Hitler creare una Europäischen Wirtschaftgemeinschaft (Comunità Economica Europea) forse solo l'esito infausto (per il Terzo Reich) della guerra ha fatto si che lo stesso progetto (o, probabilmente, con finalità simili) non sarebbe stato portato avanti solo dai tedeschi ma da una successiva coalizione di stati cosiddetti democratici (tra i quali l'allora Repubblica Federale Tedesca) sempre manovrati da chi aveva intenzione di creare un'unica nazione, un'unica entità geopolitica. Ma perché? E quali sarebbero le finalità? Non è dato saperlo. Sembra esserci un sottile filo conduttore che attraversa i secoli per perseguire uno scopo occulto. E quale può essere quella struttura che è capace di mettere a punto una strategia da attuarsi con il passare di centinaia di anni? Sarei tentato di affermare che sarebbe possibile solo da chi la inizia. Ma non avrebbe senso. Dovrebbero essere persone che non hanno la nostra stessa velocità di invecchiamento e che simulano la loro morte per non dare nell'occhio. Roba da x-file. Roba da matti. Ma se fosse invece, più semplicemente, come una specie di confraternita i cui adepti sono indottrinati sin da piccoli? Sarebbe spiegabile l'attuazione di una, dicevamo, strategia a lunghissimo termine. Ma sfugge ancora il perché. Potere? Supremazia planetaria? Siamo "allevati" come cavie per sviluppare varie razze adattabili in altri "possedimenti" planetari o per gli stessi motivi per i quali noi alleviamo il bestiame o altri animali? Di supposizioni ne possiamo fare a bizzeffe. Però di prove è difficile trovarne anche soltanto una. È vero che appare abbastanza evidente che ci sono tutte le condizioni per supporre che nel mondo esista una sinarchia ma è altrettanto vero che le persone già non credono se vedono figuriamoci se viene chiesto loro di osservare con maggiore attenzione e di farsi un'idea propria del mondo in cui vivono. Banalmente si potrebbe pensare che il vero "perché" è semplice. Persone con un ego smisurato e con bramosie di potere. Uomini e donne che vivono la vita come se giocassero una partita a Monopoli ®. Forse tutto si riduce a questo. Potere - soldi - sesso. E basta. Non so quali di queste ipotesi siano le più inquietanti. Non so se devo aver paura più di un "rettiliano" o di un banchiere. Forse di un banchiere-rettiliano...

domenica 22 giugno 2008

L'atomica su Berlino.

Molti storici si sono  presi la briga di analizzare determinate vicende storiche e di formulare diversi possibili scenari alternativi ma plausibili (che per nostra sfortuna o fortuna non si sono realizzati) . La stessa cosa hanno fatto scrittori e sceneggiatori. Com'è facilmente intuibile dal titolo del post cosa sarebbe successo se il Giappone si fosse arreso ben prima della Germania e la Germania stessa non avesse attaccato l'Unione Sovietica ma avesse conquistato Iran ed Iraq avendo così il controllo del petrolio mediorientale? Forse ora parleremo tedesco oppure non ci sarebbe stata una Hiroshima e una Nagasaki ma una Berlino ed una Monaco di Baviera. Perché? Le ipotesi formulate sono tante. Una potrebbe essere la seguente:

  • Il Giappone si arrende agli USA. Gli Americani si sarebbero trovati sul groppone due bombe atomiche (per la costruzione delle quali avevano speso una fortuna) e non avrebbero gradito che i russi potessero prendere sotto il loro controllo la Germania. Tanto sarebbe valso "piegare" il Terzo Reich con l'impiego di armi nucleari giustificando così quanto speso per la ricerca (e la realizzazione) e mostrando i muscoli all'Armata Rossa ed al Soviet Supremo.   Atomic Bomb

Un altro possibile scenario sarebbe potuto essere questo:

  • Il Giappone si arrende all'URSS
  • La Germania capitola e l'Armata Rossa (senza le perdite dovute alla resistenza della Wermacht) dilaga in Europa attaccando gli ex Alleati. Gli Alleati contrattaccano (con le atomiche che non avrebbero sganciato sugli obbiettivi nipponici) e colpiscono Berlino (dove, si presume, potesse esserci  il grosso dell'esercito russo ed in quanto città simbolo) e Monaco (o altra città di eguale importanza)

Entrambe le ipotesi sono plausibili. Fior di storici, accennavo all'inizio, ne hanno formulato di ben più complesse (in pratica i fattori presi in esame sono più numerosi di quelli qui esposti). Non so, e con questo concludo, come sarebbe stato il futuro dei nostri avi e cioè il nostro presente se il fato avesse diversamente deciso. Mi auguro solo che sia stato, tra i tanti, il migliore possibile. E da quel che vedo non so se per tanti nazioni questa considerazione sia vera. Ma, come direbbe qualcuno, è andata così...

sabato 21 giugno 2008

Libertà di capire, libertà di credere...

In giro per la Rete non è facile trovare documenti scritti o multimediali che danno un parere discordante su cosa è successo in quegli anni in Germania. Ipoteticamente si può affermare che i documenti non si trovano perché non ci sono. Però, nella storia, l'uomo è riuscito ben più di una volta a far scomparire persino dalla memoria collettiva addirittura popoli e non mi sorprenderebbe se anche questa volta fosse successo qualcosa di simile. Guardate questo video e pensate se fosse solo propaganda o se qualcosa è riuscito a filtrare tra le maglie della censura dei vincitori...

Non dimenticate questi volti...

Guardate bene questa foto. Ritrae dei prigionieri di guerra della Hitlerjugend (Gioventù Hitleriana). Avevano anche questi volti le "belve" naziste. Devono avere notevolmente impressionato i soldati dell'Armata Rossa durante la battaglia di Berlino. Gli storici spesso si dimenticano di farci vedere foto come questa o come quest'altra...

La ferocia è patrimonio solo dei vinti. I vincitori non sono feroci: esercitano la giustizia. Quest'altra immagine si riferisce ai corpi di due SS dopo la liberazione di Buchenwald. Ma non erano solo le Schutzstaffel  le belve assetate di sangue?

  Oppure è insita in ogni uomo la violenza e la crudeltà ed aspetta soltanto momenti come questi per esprimersi? Il sangue di chi ha perso è forse diverso da quello di chi si è seduto al tavolo dei vincitori?

Certo, non dobbiamo dimenticare le file di cadaveri di Zingari, oppositori del regime nazista e di ebrei poveri (ebrei poveri e non poveri ebrei. Gli ebrei ricchi, come tutti i ricchi, non hanno passato le stesse pene della povera gente ebrea o non ebrea...).

Ma, dopo tanto tempo, dobbiamo sforzarci di essere obbiettivi: da una parte e dall'altra non si scambiavano carezze. Da una parte e dall'altra. La guerra è stata vinta da chi è stato più forte e da chi colpiva ancora più forte. Non è stata vinta con baci ed abbracci. Anche se, spesso, è questo che vogliono farci credere. L'esercito dei buoni (tiravano solo palle di neve?) contro le forze del male. Angeli (con il fucile) a fronteggiare diavoli e demoni. Anche se, poi, guardando bene non erano poi così facilmente distinguibili. Non credete?

giovedì 19 giugno 2008

L'Eccidio di Schio

L'Eccidio di Schio è il massacro compiuto nella notte tra il 6 e il 7 luglio 1945 (due mesi dopo la fine della guerra) a Schio (VI) da un gruppo formato da ex partigiani della Divisione garibaldina "Ateo Garemi" ed agenti della Polizia ausiliaria (istituita alla fine della guerra e composta da ex partigiani). Il video mostra rare immagini della città appena dopo la liberazione e non è assolutamente correlato con il testo linkato.

Per par condicio (rispetto al post precedente) voglio anche sottoporre alla vostra attenzione anche questo link. Erano sicuramente giorni cupi ed anche chi combatteva per  liberare l'Italia dalla dittatura non era sempre impeccabile. L'odio e la violenza inflitta dai nazifascisti anche a danno della popolazione inerme non fece altro che ritorcersi verso chi per primi l'avevano perpetrata. Questi combattenti per la libertà si misero sullo stesso piano di chi avevano combattuto. Non avrebbero dovuto? Provate a chiederlo a chi in quei giorni perse una persona cara e scoprirete che la pietà, la lucidità vengono meno perchè solo la vendetta riesce (almeno per un po') a dissolvere quel senso di frustrazione, rabbia, malinconia e tristezza. E i fantasmi (almeno in parte) svaniscono...

L'Eccidio di Monte Sole

L'eccidio di Monte Sole è più noto come strage di Marzabotto. Clicca qui per saperne di più.

mercoledì 18 giugno 2008

Il sangue dei vincitori, il sangue dei vinti...

Sia il sangue dei vincitori che quello dei vinti è rosso. E su questo non c'è dubbio. Quando decisi di aprire questo blog non mi preoccupai assolutamente di pubblicizzarlo (a parte i link di altri blog, se questa può essere considerata una "forma"  di pubblicità") e decisi (in un secondo tempo) di non permettere commenti. Il fatto di cercare di essere il più possibile neutrale ti espone, sia da una parte che dall'altra, a critiche della fazione opposta. Perché la neutralità è ben vista solo quando non va contro le idee di qualcuno che ti dice che non è possibile, di fronte a determinate situazioni, non schierarsi. Altresì chi parteggia per una determinata idea o movimento non ha mai la serenità d'animo per cogliere quei (magari pochi) barlumi nella più profonda oscurità che simboleggia l'altra parte. Quelle fioche luci che possono intravedersi sono la prova che si possono trovare briciole di umanità in un mondo che in gran parte ne è privo o che ci vogliono far credere che ne sia privo. In un post precedente affermavo che la scarsa visibilità di questo blog mi permetteva di scrivere, fondamentalmente, per me e, nel contempo, di dare forma ai pensieri ed alle riflessioni che nascevano dopo la lettura di moltissimi testi sulla politica e sulla storia. Nel tempo molte certezze sono venute meno. Ed ora mi trovo a non avere più motivo di schierarmi. Troppe cose non tornano. Tra scegliere ed avere scheletri nell'armadio e rimanere neutrale ho optato per la seconda possibilità. Certi avvenimenti possono essere censurati, possono essere mostrati da un ottica diversa (e, a volte, fuorviante), possono essere ingigantiti o può esser loro tolta la giusta importanza. Ma qualcosa rimane sempre. E  quel qualcosa, se non ti permette di capire, almeno ti da' l'idea che non tutto quello ti è stato detto o raccontato è la pura verità. Perché, soprattutto, dopo un'immane tragedia come può essere una guerra, chi sta dalla parte dei vincitori non ha nessun interesse a mostrare al mondo i propri errori. Tutto è andato per il bene, noi siamo "migliori", "più buoni". In realtà, come diceva Arthur Ponsonby, quando si dichiara una guerra la prima vittima è la verità. (da Falsehood in Wartime  - 1928). Per buona pace di chi parla di revisionismo storico soltanto perché dati soggettivi diventano oggettivi e non rientrano nei parametri di chi ha vinto.

martedì 17 giugno 2008

Cosi allora, così ora...

"Ogni mattina, il signor rappresentante del popolo si reca alla sede del Parlamento; se non vi entra, almeno si porta fino all'anticamera dove è esposto l'elenco dei presenti. Ivi, pieno di zelo per il servizio della nazione, iscrive il suo nome e, per questi continui debilitanti sforzi, riceve in compenso un ben guadagnato indennizzo.
Dopo quattro anni, o nelle settimane critiche in cui si fa sempre più vicino lo scioglimento della Camera, una spinta irresistibile invade questi signori. Come la larva non può far altro che trasformarsi in maggiolino, così questi bruchi parlamentari lasciano la grande serra comune ed, alati, svolazzano fuori, verso il carro popolo. Di nuovo parlano agli elettori, raccontano dell'enorme lavoro compiuto e della perfida ostinazione del altri; ma la massa ignorante, talvolta invece di applaudire li copre di parole grossolane, getta loro in faccia grida di odio. Se l'ingratitudine del popolo raggiunge un certo grado, c'è un solo rimedio: bisogna rimettere a nuovo lo splendore del partito, migliorare il programma; la commissione, rinnovata, ritorna in vita e l'imbroglio ricomincia. Data la granitica stupidità della nostra umanità, non c'è da meravigliarsi dell'esito. Guidato dalla sua stampa e abbagliato dal nuovo adescante programma, l'armento "proletario" e quello "borghese" ritornano alla stalla comune ed eleggono i loro vecchi ingannatori.
Con ciò, l'uomo del popolo, il candidato dei ceti produttivi si trasforma un'altra volta nel bruco parlamentare e di nuovo si nutre delle foglie dell'albero statale per mutarsi, dopo altri quattro anni, nella variopinta farfalla.

(tratto dal “MEIN KAMPF” di Adolf Hitler)

Molti storceranno il naso vedendo l'immagine e sapendo che il testo è farina del sacco di Adolf Hitler (qualcuno afferma che il sacco fosse di Rudolf Hess). Ma se avete avuto la pazienza di leggere non potrete non essere d'accordo almeno sul fatto che allora come oggi una certa classe politica non orientata al benessere delle persone che dovrebbero rappresentare c'è stata, c'è e sempre ci sarà. Qualsiasi sia la latitudine (dove avvengono i (mis)fatti) , la razza, il credo religioso, il periodo storico.  Il Ciacci aveva già riflettuto su alcuni aspetti correlati al Mein Kampf in questo post. E aveva anche sottolineato che, spesso, si condanna a priori (in questo caso un testo) semplicemente perché ci è sempre stato detto che era giusto così. Senza documentarsi direttamente e, cito testualmente,  "...come è possibile giudicare se siamo completamente all'oscuro e ci fidiamo di chi legge per noi?". Già, come è possibile?

Severino Di Giovanni.


El Anarquista, inserito originariamente da Celeste.

Severino Di Giovanni nacque a Chieti il 17 marzo 1901.

Egli si avvicinò da giovane alle idee anarchiche con le letture delle opere di Bakunin, Malatesta, Proudhon ed altri. Nel 1921 entrò completamente nella militanza anarchica. Nel 1922, quando il Fascismo di Mussolini prese il potere in Italia, la censura e le persecuzioni contro gli anarchici obbligarono Severino all’esilio in Argentina con la moglie, Teresa Mascullo, e i tre figli. In Argentina, a 24 anni, s'innamorò perdutamente di América Scarfò, di 15 anni, che apparteneva ad una famiglia cattolica della locale classe media. Di Giovanni arrivò a Buenos Aires con l’ultima grande ondata di immigranti italiani, in gran parte gente molto povera ed analfabeta. Ad essa Severino indirizzò la maggior parte della sua propaganda politica e dei suoi scritti, principalmente attraverso il suo periodico "Culmine" che uscì nell’agosto del 1925. Di Giovanni così sintetizzava l’obiettivo del periodico: "Diffondere le idee anarchiche tra i lavoratori italiani. Contrastare la propaganda dei partiti politici pseudo-rivoluzionari, che fanno dell’ antifascismo una speculazione per le loro future conquiste elettorali. Iniziare tra i lavoratori italiani agitazioni di carattere esclusivamente libertario per mantenere vivo lo spirito di avversione al Fascismo. Stabilire un’intensa ed attiva collaborazione tra i gruppi anarchici italiani e il movimento anarchico locale". La polizia argentina cominciò ad interessarsi di lui il giorno in cui lanciò dagli spalti del teatro Colòn di Buenos Aires un volantino inneggiante a Matteotti. "Abbasso il fascismo!", urlò di fronte all'ambasciatore italiano. La polizia argentina lo fermò e i miliziani fascisti lo presero a pugni. Di Giovanni portò avanti una intensa attività rivoluzionaria, sia sul piano teorico - con la pubblicazione del suo periodico e di alcuni libri - sia sul piano dell'azione, con una lunga serie di attacchi contro strutture del potere. Anche se inevitabilmente fu soprattutto un uomo d'azione, questo non significa che Di Giovanni fosse privo di teoria, o che ne sottovalutasse l'importanza. Pubblicò molti numeri del suo giornale e diversi libri (di Pisacane, G. Asturi, Armand, Schicchi) e ne preparò altri per la pubblicazione (uno suo, altri di Sebastian Faure, Bakunin, Ryner, Nieuwenhuis, Pisacane, Proudhon, Goldman, Thoreau, Armand), e contribuì insieme ad Aldo Aguzzi alla pubblicazione di un quindicinale, "Anarchia". La maggior parte dei suoi articoli inneggiava all'agitazione: il fine ultimo fu sempre la rivoluzione sociale degli oppressi. "Culmine" fu pieno di appelli all'azione e connesso con la situazione sociale di quel periodo (la campagna internazionale in favore di Sacco e Vanzetti, il Fascismo in Italia e altrove, le tensioni reazionarie presenti in Argentina che sfoceranno nel colpo di Stato del 6 settembre 1930). Gli argomenti trattati in "Culmine" furono i più vari, dalle analisi sulla situazione argentina e mondiale alle notizie sui detenuti politici, dalle critiche al Fascismo e all'antifascismo liberale alla denuncia dello stalinismo (una rubrica di "Culmine" si intitolava "Dall'inferno bolscevico"). Di Giovanni non divenne però famoso per le sue teorie o per i suoi scritti, ma per le sue azioni violente. Tra gli attentati terroristici ci fu una bomba al Consolato Italiano di Buenos Aires nel quale morirono varie persone innocenti. Questo gli provocó l’antipatía del resto dei gruppi anarchici. Infatti il movimento anarchico sconfessò l’attività di Severino Di Giovanni subito dopo l’attentato. Commise molti altri gesti clamorosi, fino all’uccisione di Emilio Lopez Arango, nuovo direttore del giornale anarchico avversario "La protesta". Da lì in poi Severino Di Giovanni fu solo con la sua banda. Il gruppo di Severino - che incluse anche due fratelli di América, Paulino e Alejandro - continuò a rapinare banche e a colpire i simboli del Fascismo italiano, ma intanto i suoi amici caddero uno a uno. Il 29 gennaio 1931 la tipografia di Severino fu circondata dalla polizia. Iniziò una fuga rocambolesca che terminò con il tentativo di Severino di uccidersi. Lo portarono all'ospedale, lo ricucirono e lo incarcerarono. Poche ore dopo il suo arresto fu condannato a morte. Fu fucilato, per ordine dell'allora Presidente José Felix Uriburuè il giorno successivo (1 febbraio 1931). Paulino Scarfò, fratello di América, condivise la medesima sorte. Prima di morire, Di Giovanni incontrò la giovane amante e la esortò a studiare e a fondare una nuova casa editrice. Più tardi la Scarfò insegnò italiano all’Università di Buenos Aires, continuando a militare nell’anarchia. Nel 1951 giunse in Italia e si recò a Chieti alla ricerca dei parenti di Severino.

(Fonte: Wikipedia)

Italo Balbo: il volto intelligente del fascismo

Riporto da Wikipedia solo le citazioni su Italo Balbo nello stesso ordine così come compaiono. Vi consiglio una ricerca approfondita su uno dei pochi fascisti che, in qualche modo, impensierì Mussolini. Ne vale la pena.

« Noi saremo soltanto un peso e, anche voi, potreste pentirvi di averci avuti come alleati »

(Italo Balbo a Heinrich Himmler in visita in Libia nel 1937, in previsione di una possibile prossima guerra)

« Il giorno 28, volando sul cielo di Tobruk, durante un'azione di bombardamento nemica, l'apparecchio pilotato da Italo Balbo è precipitato in fiamme. Italo Balbo e i componenti dell'equipaggio sono periti. Le bandiere delle Forze Armate d'Italia s'inchinano in segno di omaggio e di alto onore alla memoria di Italo Balbo, volontario alpino della guerra mondiale, Quadrumviro della Rivoluzione, trasvolatore dell'Oceano, Maresciallo dell'Aria, caduto al posto di combattimento »

(Bollettino delle Forze Armate)




« Le forze britanniche esprimono il loro sincero compianto per la morte del Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un grande condottiero e un valoroso aviatore che conoscevo personalmente e che il fato pose in campo avversario...Air Officer-Commander-in-Chief British Royal Air Force...Sir Arthur Laymore »

(Biglietto di cordoglio paracadutato sul campo italiano a nome dell'esercito britannico)


« Balbo. Un bell'alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi. »

(Benito Mussolini)


« Balbo non meritava questa fine: era esuberante, irrequieto, amava la vita in ogni sua manifestazione. [...] Non aveva voluto la guerra e l'aveva osteggiata fino all'ultimo. [...] Il ricordo di Balbo rimarrà a lungo tra gli italiani, perché era, soprattutto, un italiano con i grandi difetti e le grandi qualità della nostra razza. »

(Galeazzo Ciano, annotazione del 29 giugno sul suo diario)

Piero Gobetti, un antifascista ricordato da pochi...

« Io seguo con simpatia gli sforzi degli operai che realmente costruiscono un ordine nuovo. Non sento in me la forza di seguirli nell'opera loro, almeno per ora. Ma mi par di vedere che a poco a poco si chiarisca e si imposti la più grande battaglia del secolo. Allora il mio posto sarebbe dalla parte che ha più religiosità e spirito di sacrificio »

(Piero Gobetti, lettera ad Ada Prospero, 1920)

(Fonte: Wikipedia)

lunedì 16 giugno 2008

Militare sì, civile no?

Quella che vedete qui a fianco è una B61 e cioè una bomba termonucleare. La variante più recente (il Mod 11) è classificata come bunker buster o EPW.  È in grado di far penetrare nel terreno, nella roccia, nel cemento armato la propria energia distruttiva.  In Italia (come confermato in questo articolo e già accennato in un post precedente) ci sono novanta ordigni nucleari simili alla B61- Mod 11. Sono le B 61-3, B 61-4 e B61-10. Sono armi tattiche che possono essere "configurate" con un potenziale diverso e che spazia da 0.3, 1.5, 5, 10, 60, 80, fino ai 170 chiloton di potenza. Per non essere estromessi dal club del nucleare militare le ospitiamo. Mi sorge spontanea una domanda. Sì alla presenza del nucleare per scopi militari e no per quello ad uso civile? Se il motivo per il quale alcuni non vogliono le centrali nucleari è la pericolosità  delle suddette (che però producono energia) come interpretare o considerare o concepire la presenza di tutte queste armi di distruzione di massa? Noi (e non l'Iraq) abbiamo un arsenale che per l'intelligence americana potrebbe renderci possibile obiettivo di un attacco preventivo. Non fosse altro che le bombe sono le loro e noi un popolo amico (per ora e, per la nostra incolumità, spero a lungo). Il problema delle scorie? E chi mi dice che i nostri pronipoti non possano trovare un sistema per riciclarle o renderle inoffensive? E comunque: visto che il nucleare in casa nostra c'è già (quello militare) tanto vale avere pure quello civile. Per essere un po' (non dico molto... solo un po') meno schiavi del gas dei nostri amici russi (che, voglio ricordare, fino a qualche decennio fa' erano il "nemico", il blocco contrapposto, l'unica e vera minaccia all'Occidente democratico...).

domenica 15 giugno 2008

Catene di S. Antonio

All'inizio erano lettere vere e proprie. Scritte a mano. Poi fotocopie. Ora email. L'ultima che mi è arrivata (o meglio, mi è stata girata da Andrea su mia richiesta e che ringrazio) si rifà ad un presunto  duplice omicidio (quello delle sorelle Smith) accaduto nella comunità di Plainfield (Wisconsin). Ovviamente è una bufala (leggi l'articolo su Snopes.com). smith-sisters Tutti (chi più, chi meno) abbiamo inoltrato una "chain". A volte in buona fede, a volte per il solito motivo "non ci credo ma non si sa mai...". Avendo buona memoria mi ricordo qual'è stata la mia prima catena di S. Antonio ricevuta. Mi arrivò tramite posta ordinaria ed era una fotocopia. Wikipedia la riporta ed è definita come truffa alla nigeriana. Mi ricordo che mi venne recapitata ben prima del 1992 (non come afferma Wikipedia). Sicuramente prima del 1985. Non stigmatizzo chi invia queste mail (anche se, a volte, basterebbe controllare su Il Disinformatico di Paolo Attivissimo o su Snopes.com per decidere che è inutile inoltrare ulteriori messaggi). Sono, però, d'accordo su quelle che seppur datate spingono alla riflessione. Se si vuole essere precisi si può aggiungere che il contenuto non è recente ma, a nostro modesto avviso, meritevole di attenzione. Poi, posso capire che i "puristi" di un tempo si imbestialissero quando arrivavano ma il motivo era comprensibile (costo della telefonata al provider) ma non capisco il risentimento di quello di oggi (leggi connessioni larga banda e contratto flat). Anche qualsiasi "noob" sa che è sempre meglio avere due indirizzi email: il primo da utilizzare con attenzione (e soprattutto da non dare a destra e a manca) ed il secondo da fornire a chiunque. Per ridere delle fobie e della fantasia di questo nostro pazzo mondo.

sabato 14 giugno 2008

Comma 22

  • Articolo 12, Comma 1
    L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.
  • Articolo 12, Comma 22
    Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.

Questo post parla di paradossi. Il De Mauro così lo definisce: "tesi, affermazione, opinione che, nonostante sia contrastante con l’esperienza comune, si dimostra di fatto fondata". Il titolo si rifà ad un libro "Catch 22" (in italiano "Comma 22") di Joseph Heller.

Il libro, edito nel 1961, rappresentò una feroce critica alla struttura militare e alla guerra, narrando le avventure di un gruppo di aviatori statunitensi dediti ai bombardamenti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Riportava i regolamenti cui i piloti erano soggetti, e fra questi due articoli contraddittori (fonte: Wikipedia) e cioè quelli che aprono questo post. Questo link vi porta ad una pagina di Wikipedia dove potete trovarne di veramente curiosi. Mi limiterò a riportarne alcuni. Perché? Non c'è un motivo ben preciso. Mi è venuto voglia di parlarne solo dopo aver fatto uno dei miei soliti "bilanci" sulla mia vita che per certi versi è paradossale. Perché il paradossale del paradosso è che c'è paradosso e paradosso. Chiaro, no?

Tralasciando il paradosso del bugiardo che è particolarmente famoso e quello dei corvi che lo è altrettanto, vediamo quali altri possono essere abbastanza (a mio avviso) interessanti. Non avendo voglia di fare adattamenti  vi proporrò, senza modifica alcuna, il testo tratto da Wikipedia. Buona lettura!

Paradosso del gatto di Schrödinger.

« Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche in modo parimenti verosimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato. La prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso [1] »

Paradosso dell'impiccagione imprevedibile.

Un tale fu condannato dal giudice. In considerazione dell'efferatezza dei delitti commessi il giudice proclamò una singolare sentenza:
"... il colpevole sarà impiccato un giorno della prossima settimana, ma egli non dovrà sapere quale sarà il giorno dell'esecuzione, che dovrà arrivargli completamente inaspettata!"

Il condannato non fu per nulla turbato dalla sentenza perché dopo un breve ragionamento concluse:
"Allora non mi impiccheranno mai! Dato che la mia sentenza deve essere eseguita entro la settimana, l'esecuzione non potrà essere sabato poiché venerdì lo capirei, e non potrà essere venerdì perché giovedì lo saprei, e così a ritroso per lo stesso motivo non potrà essere nessuno dei giorni precedenti. Per questo motivo non mi giustizieranno mai, in quanto l'impiccagione non sarebbe inaspettata."

Il giorno seguente il condannato venne impiccato. La sentenza del giudice si avverò, a dispetto della convinzione del condannato, in quanto questa gli arrivò appunto in un giorno inaspettato.

Paradosso dell'avvocato.

Il paradosso dell'avvocato (anche detto paradosso di Protagora) è un paradosso citato da Aulo Gellio e secondo la tradizione riferito ad elaborazioni della scuola stoica.

Secondo questa versione, Protagora avrebbe formato agli studi di legge, come istitutore, un giovane promettente, Evatlo (Euathlus), dal quale ebbe solo la metà di quanto richiesto per le lezioni e col quale stabilì che il resto sarebbe stato saldato dopo che questi avesse vinto la sua prima causa.

Ma Evatlo non cominciò la professione di avvocato, anzi si diede alla politica, e non avendo vinto la sua prima causa poiché non ne aveva mai fatte, Protagora non veniva pagato; quest'ultimo lo convenne dunque in giudizio per essere saldato del prezzo delle sue lezioni.

Il giovane decise di difendersi da solo, divenendo perciò avvocato di sé medesimo, e creando questa situazione di indeterminatezza:

  • secondo Protagora:
    • se Evatlo avesse vinto, avrebbe dovuto pagarlo in base all'accordo, perché avrebbe vinto la sua prima causa;
    • se Evatlo avesse perso, avrebbe dovuto pagarlo comunque per effetto della sentenza.
  • secondo Evatlo:
    • se Evatlo avesse vinto, non avrebbe dovuto pagare Protagora per effetto della sentenza;
    • se Evatlo avesse perso, non avrebbe dovuto pagare Protagora perché in base all'accordo non aveva vinto la sua prima causa.

 

lunedì 9 giugno 2008

Mezzòra

Mezzòra.  Sono pochi minuti (trenta) ma come possono volare possono pure sembrare un'eternità. Come si dice spiegasse la teoria della relatività A. Einstein, è solo un punto di vista. Se passi mezzora con il tuo partner possono sembrarti cinque minuti. Prova a passarli seduto sopra una stufa incandescente e quei trenta minuti potranno sembrarti un tempo sufficientemente lungo da farti ragionare su cosa significa era geologica. Tante volte nella mia vita mi è capitato di riflettere sulla durata del tempo e su come lo percepiamo. Ho imparato ad aspettare (dote fondamentale per un osservatore). Ho imparato a prendermi gioco del tempo come lui fa con me. Ma ho anche imparato a rispettarlo. Puoi burlarti di lui solo se lui fa lo stesso con te. Altrimenti si vendica. Mezzòra per alcuni può essere un buon tempo per la durata di una scopata. Ma io mi allineo con quello che dice il Ciacci ed altri. Per due quarti d'ora non mi abbasso neppure i calzoni (altrimenti, diciamolo, trattasi di sveltina e, a volte, pure quella può andar bene...). Dieci volte tre minuti passati in un ingorgo possono sembrare molti ma sempre pochi se l'ultima volta siamo rimasti bloccati nel traffico due ore. E così via... Punti di vista. Modi diversi di osservare e considerare gli avvenimenti. Beh... Per scrivere queste due righe ho impiegato venti minuti... Altri dieci ed ecco la mezzòra. Piccola precisazione: questa frazione di tempo diventa indefinita (o "elastica") quando a dirti che ci vorrà questo lasso di tempo sono le donne quando dicono quanto tempo ci vorrà a prepararsi e quando a dirtelo è il solito amico che misconosce quell'utilissimo strumento segnatempo chiamato orologio...

mercoledì 4 giugno 2008

E se...

In un mondo come il nostro e fin dalla notte dei tempi la verità ha le seguenti caratteristiche:

  • Non è mai una sola
  • Ognuno ha la propria
  • La fanno i vincitori

Considerando questi tre aspetti mi sembra più che logico andare con i piedi di piombo nell'analisi di qualsiasi verità ci venga proposta. Nella religione, ad esempio. In politica o nella storia. Quello che ne scaturisce è che se il proprio pensiero non coincide con quello della massa allora il minimo in cui si può incorrere è la censura. Ma chi decide di far passare come vero un concetto o una testimonianza? Gli antichi romani risponderebbero con il classico detto "Cui prodest? (oppure "Cui bono?"). A chi giova? Chi decide è, sicuramente, chi ne può ottenere un vantaggio (di qualsiasi genere...) affinché la verità sia quella che fa più comodo. Non sempre è così ma spesso è così. Occorre sempre fare un'analisi cercando di interpretare il meno possibile e cercando di avere le informazioni da entrambe le parti. In certi casi, purtroppo, non è possibile e la testimonianza di un numero ristretto di persone può essere generalizzata ed estesa a tutta la comunità della quale fanno parte quelle persone. Purtroppo accade. Il problema è serio. In certi stati negare dei tragici avvenimenti che hanno visto come sfortunati protagonisti una grandissima (?) parte della popolazione di una ben determinata comunità è reato. Sembrerebbe (è) un'imposizione di una verità? O della verità? Senza scomodare complotti mondiali e manovre internazionali occulte, quello che salta agli occhi sono i fatti. Si può negare il fatto che gli americani hanno sterminato i nativi (e fai pure bella figura di fronte a taluni) ma non si può negare, ad esempio, la Shoah (e in alcuni stati europei è reato). Fermo restando che l'ammonimento di Primo Levi (È successo, quindi può succedere ancora. - e, aggiungo io, volendo dar credito a P. Levi) deve essere tenuto nella massima considerazione, documentandomi (e non poco) sulla Shoah ho scoperto dati talmente controversi (sia da una parte che dall'altra) da rimanere sbigottito e perplesso. La verità qual'è? Le tesi dei cosiddetti revisionisti sono documentate (o per meglio dire, documentano l' improbabilità o l' impossibilità che certe condizioni si siano verificate) quanto e più delle (presunte) prove presentate al processo di Norimberga (che risultano essere la maggior parte delle volte dichiarazioni o testimonianze per interposta persona). Una cosa è certa: lo spazio dato a chi non "crede" è esiguo. Certo non è un bell'esempio di democrazia. L'obiezione che si sente o che si legge è, principalmente, questa: per chi si è macchiato di crimini come quelli attribuiti ai tedeschi nessuna pietà e per chi non accetta la storia come viene proposta nessun confronto e nessuno spazio per controbattere, per confrontarsi. Ma se la guerra l'avesse vinta la Germania come verrebbero descritti i "partigiani"? Come terroristi? Forse sì. Ed il popolo rimarrebbe sdegnato per le "nefandezze" perpetrate da russi, inglesi e americani (che comunque sono avvenute, vedi il bombardamento di Dresda). Ed i ricchi ci sarebbero comunque stati. Gente del genere non ha un credo politico: il loro unico credo è il dio denaro... E poi sono gli unici che dalle guerre hanno da guadagnarci. Se poi muore il "popolino" che problema c'è? Ci sarà sempre qualcuno da incolpare...

Per concludere (riferendomi alla storia che ci viene insegnata): è la verità? Oppure: cosa è successo veramente? Più passa il tempo è più i miei dubbi (su tutta la Storia) aumentano...

P.S.: Se vi volete confondere un po' le idee visitate questo link. Descrive un libro di Theodore N. Kaufman dal titolo Germany Must Perish! (pubblicato nel 1940, primi del 1941). Kaufman, ebreo-americano ben prima dell'entrata in guerra degli USA sintetizzava così il libro presentandolo al Times (che così lo pubblicizzava): "A dynamic volume outlining a plan for the extinction of Germany and containing a map showing possible dissection and apportionment of its territory.". Nel libro le proposte di sterilizzazione forzata del popolo tedesco (affinché finisse per estinguersi) e il completo smembramento del territorio tedesco. Secondo voi i nazisti non avrebbero preso la palla al balzo? O sarebbero rimasti a guardare? Perché questo libro non è stato censurato? Perché l'ha scritto, oltretutto, un ebreo che doveva (almeno) immaginare che la popolazione ebraica sotto il controllo nazista avrebbe, come minimo, avuto ritorsioni? Misteri della storia...

domenica 1 giugno 2008

I padroni del mondo...

Nel post precedente avete visto il video dell'Operazione Crossroads. Gli Stati Uniti d'America anche in questo caso non si sono preoccupati più di tanto dei nativi presenti nell'atollo di Bikini. Direi che facevano e fanno proprio il concetto nazista di Untermensch. In realtà il concetto di sub-umano è stato utilizzato dall'autore americano Lothrop Stoddard nel titolo di uno scritto del 1922 The Revolt Against Civilization: The Menace of the Under Man (La Rivolta Contro la Civilizzazione: La Minaccia del Sub-Umano). Il termine fu in seguito adottato dai nazisti dalla versione tedesca del libro: Der Kulturumsturz: Die Drohung des Untermenschen (1925) . Perché dico che anche in questo caso non si sono curati poi tanto dei nativi (come se fossero, appunto, dei sub-umani da trasferire come animali da un pascolo ad un altro)? Gli abitanti dell'atollo di Bikini vennero (mi auguro con le buone) trasferiti in un altro atollo. L'atollo di Rongerik. Conosciuto anche come atollo di Rongdrik o Rondik, è un atollo disabitato di 1,68 kmq di superficie situato nell'Oceano Pacifico. È formato da 17 isole che circondano una laguna di 144 kmq. Fa parte delle Isole Marshall ed è posizionato sulla Ralik Chain, 200 km ad est di Bikini. Divenne famoso per essere stato il luogo di temporanea residenza, dal 7 marzo 1946 al 14 marzo 1948, della popolazione dell'atollo di Bikini che era stata spostata dal proprio atollo durante gli esperimenti nucleari americani dell'Operazione Crossroad.

Dopo mesi di cibo scarso e malnutrizione la popolazione venne spostata prima a Kwajalein e poi all'isola di Kili.

L'isola di Kili (conosciuta anche come Atollo di Kili) è un'isola di 0,93 km2 situata nell'Oceano Pacifico a 5°37′N 169°07′E / 5.617, 169.117. Fa parte delle Isole Marshall e si trova nel Ralik. L'isola è una delle più piccole nelle Isole Marshall. È situata a sud-ovest dell'Atollo Jaluit.

Quest'isola rimase disabitata fino al 2 novembre 1948 quando il Governo degli Stati Uniti d'America vi spostò la popolazione nativa di Bikini, atollo che doveva essere usato per i test nucleari.

L'atollo non possiede una laguna né una barriera corallina che la protegga. Per le condizioni del mare, non può essere raggiunta da navi per quattro mesi all'anno. La principale attività agricola dell'Isola è la produzione della copra. In base all'accordo tra gli Stati Uniti e le autorità delle Isole Marshall la popolazione riceve circa 15 dollari all'anno pro-capite.

Il primo marzo 1954 Rongerik venne accidentalmente raggiunta dal fallout radioattivo causato da una esplosione nucleare condotta nell'ambito dell'Operazione Castle Bravo.

(Fonte: Wikipedia)

Riassumendo. Gli americani non solo hanno spostato questo popolo dalla propria terra natia. Hanno pure nuclearizzato (e non nel senso classico del termine ma in quello peggiore) la loro terra. Dopo averlo spostato l'hanno lasciato lì. A patire la fame. Mossi a compassione (bontà loro) gli hanno nuovamente trasferiti. Questa volta in un'isola che non per niente era disabitata (vista l' inaccessibilità per diversi mesi l'anno). E i nativi hanno dovuto anche ringraziare. Se non fossero stati spostati se la sarebbero dovuti vedere con il fallout radioattivo (ed in parte è successo). Per concludere: come possono gli americani "esportare" la democrazia se non sanno cos'è al di fuori dei loro confini (e, a volte, neanche dentro i propri)?

Operation Crossroads, 1946

Genocidio Americano

In questo post avevo parlato dei cosiddetti genocidi dimenticati. Uno per tutti quello dei nativi americani. Vi propongo tre video più un quarto. I primi tre affrontano l'argomento. Il quarto serve solo per riflettere su quanto appena visto. E ricordate : la storia la scrivono sempre i vincitori...

Avete guardato con attenzione? Ok. Siamo e siete sicuri del fatto che "l'uomo bianco" ha portato la civiltà?