sabato 14 giugno 2008

Comma 22

  • Articolo 12, Comma 1
    L'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte è la pazzia.
  • Articolo 12, Comma 22
    Chiunque chieda il congedo dal fronte non è pazzo.

Questo post parla di paradossi. Il De Mauro così lo definisce: "tesi, affermazione, opinione che, nonostante sia contrastante con l’esperienza comune, si dimostra di fatto fondata". Il titolo si rifà ad un libro "Catch 22" (in italiano "Comma 22") di Joseph Heller.

Il libro, edito nel 1961, rappresentò una feroce critica alla struttura militare e alla guerra, narrando le avventure di un gruppo di aviatori statunitensi dediti ai bombardamenti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Riportava i regolamenti cui i piloti erano soggetti, e fra questi due articoli contraddittori (fonte: Wikipedia) e cioè quelli che aprono questo post. Questo link vi porta ad una pagina di Wikipedia dove potete trovarne di veramente curiosi. Mi limiterò a riportarne alcuni. Perché? Non c'è un motivo ben preciso. Mi è venuto voglia di parlarne solo dopo aver fatto uno dei miei soliti "bilanci" sulla mia vita che per certi versi è paradossale. Perché il paradossale del paradosso è che c'è paradosso e paradosso. Chiaro, no?

Tralasciando il paradosso del bugiardo che è particolarmente famoso e quello dei corvi che lo è altrettanto, vediamo quali altri possono essere abbastanza (a mio avviso) interessanti. Non avendo voglia di fare adattamenti  vi proporrò, senza modifica alcuna, il testo tratto da Wikipedia. Buona lettura!

Paradosso del gatto di Schrödinger.

« Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme con la seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità d’essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegra, ma anche in modo parimenti verosimile nessuno; se ciò succede, allora il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo avere lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato. La prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono stati puri, ma miscelati con uguale peso [1] »

Paradosso dell'impiccagione imprevedibile.

Un tale fu condannato dal giudice. In considerazione dell'efferatezza dei delitti commessi il giudice proclamò una singolare sentenza:
"... il colpevole sarà impiccato un giorno della prossima settimana, ma egli non dovrà sapere quale sarà il giorno dell'esecuzione, che dovrà arrivargli completamente inaspettata!"

Il condannato non fu per nulla turbato dalla sentenza perché dopo un breve ragionamento concluse:
"Allora non mi impiccheranno mai! Dato che la mia sentenza deve essere eseguita entro la settimana, l'esecuzione non potrà essere sabato poiché venerdì lo capirei, e non potrà essere venerdì perché giovedì lo saprei, e così a ritroso per lo stesso motivo non potrà essere nessuno dei giorni precedenti. Per questo motivo non mi giustizieranno mai, in quanto l'impiccagione non sarebbe inaspettata."

Il giorno seguente il condannato venne impiccato. La sentenza del giudice si avverò, a dispetto della convinzione del condannato, in quanto questa gli arrivò appunto in un giorno inaspettato.

Paradosso dell'avvocato.

Il paradosso dell'avvocato (anche detto paradosso di Protagora) è un paradosso citato da Aulo Gellio e secondo la tradizione riferito ad elaborazioni della scuola stoica.

Secondo questa versione, Protagora avrebbe formato agli studi di legge, come istitutore, un giovane promettente, Evatlo (Euathlus), dal quale ebbe solo la metà di quanto richiesto per le lezioni e col quale stabilì che il resto sarebbe stato saldato dopo che questi avesse vinto la sua prima causa.

Ma Evatlo non cominciò la professione di avvocato, anzi si diede alla politica, e non avendo vinto la sua prima causa poiché non ne aveva mai fatte, Protagora non veniva pagato; quest'ultimo lo convenne dunque in giudizio per essere saldato del prezzo delle sue lezioni.

Il giovane decise di difendersi da solo, divenendo perciò avvocato di sé medesimo, e creando questa situazione di indeterminatezza:

  • secondo Protagora:
    • se Evatlo avesse vinto, avrebbe dovuto pagarlo in base all'accordo, perché avrebbe vinto la sua prima causa;
    • se Evatlo avesse perso, avrebbe dovuto pagarlo comunque per effetto della sentenza.
  • secondo Evatlo:
    • se Evatlo avesse vinto, non avrebbe dovuto pagare Protagora per effetto della sentenza;
    • se Evatlo avesse perso, non avrebbe dovuto pagare Protagora perché in base all'accordo non aveva vinto la sua prima causa.