domenica 2 dicembre 2007

Omofobia


Il vocabolario della lingua italiana la definisce così: "avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità". Wikipedia riporta:

Con il termine omofobia si indica il pregiudizio, la paura irrazionale o l'odio violento nei confronti delle persone omosessuali, o le azioni che da esso derivano o che ad esso sono riconducibili.

Per omofobia si può intendere anche la paura dell'omosessualità, ed in particolare la paura di venire considerati omosessuali, ed i conseguenti comportamenti volti ad evitare gli omosessuali e le situazioni considerate associate ad essi. [...]

Inoltre:

Il semplice dissenso nei confronti dello stile di vita omosessuale, quando non si manifesti in forma violenta, non costituisce in quanto tale omofobia, trattandosi di una semplice espressione di un libero pensiero; può tuttavia scadere nell'omofobia nel momento in cui giustifichi, condoni o scusi atti di discriminazione, marginalizzazione, persecuzione e violenza perpetrati in base al solo dato dell'omosessualità e in assenza di altri motivi. L'omofobo può arrivare alla violenza fisica e all'omicidio, motivati dalla pura e semplice omosessualità della vittima.

L'episodio di omofobia che ha ottenuto più risalto (grazie al fatto che la famiglia ha voluto che fosse reso noto, invece di nasconderlo) è stato l'assassinio a freddo di un ragazzo del WyomingUSA, Matthew Shepard, avvenuto per mano di due suoi coetanei, che hanno sostenuto di averlo voluto punire per una "avance" sessuale in base al cosiddetto "panico gay". [...]
... l'omofobia cambia moltissimo a seconda della cultura di appartenenza. Alcune culture ritengono infatti sana e scontata l'espressione di disgusto o scherno verso gli atti e le persone omosessuali e, "se necessaria", la violenza per impedire le "spudorate" manifestazione dei comportamenti omosessuali.
In questo secondo senso l'omofobia può trarre (e normalmente trae) nutrimento e soprattutto legittimazione da condanne religiose
(esempio «Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.», Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357) [...]

Secondo alcuni teorici, tra cui Calvin Thomas (qui citato in uno scritto del 2000) e Judith Butler,


« il terrore di essere considerati omosessuali domina le menti dei "normali eterosessuali", perché proprio questo terrore costituisce la mente di un "normale eterosessuale". È esattamente questo orrore per le "abiette" passioni omosessuali, prodotto e rinforzato dalla società, che crea e fa perdurare le mentalità dei "normali eterosessuali" in quanto tali, [...]» e che governa l'istituzione della "normativa etero".

Prosegue Thomas:


« L'omofobia comporta non solo la paura di coloro che sono spregevolmente identificati ma anche la paura di essere a propria volta spregevolmente riconosciuti: la paura, come dal significato letterale della parola, di essere "uguali a". Quest'ultima paura è una componente considerevolmente più forte nell'omofobia che nel sessismo o nel razzismo, perché il maschio sessista o il bianco razzista corrono molto meno il "pericolo" di essere scambiati per una donna o un non-bianco, rispetto a un "normale eterosessuale" di essere "scambiato" per un omosessuale.»

Se non l'avete ancora fatto vi riporto il concetto di panico gay:

La difesa da panico gay (in inglese: gay panic defense, che sarebbe meglio tradotto come difesa da panico anti-gay) è un termine che descrive una strategia legale difensiva, relativemente rara ma di alto profilo, nei confronti di accuse di aggressione o omicidio. In Gran Bretagna è anche conosciuta come guardsman's defence. [...]

La difesa da panico gay è utilizzata principalmente negli Stati Uniti, in particolar modo nelle aree dove l'intolleranza sociale, l'omofobia e la disapprovazione nei confronti dell'omosessualità sono assai diffuse. Occasionalmente, è stata utilizzata anche in casi di violenza contro transgender, transessuali e lesbiche.

Anche se mai utilizzata comunemente, l'utilizzo della difesa da panico gay viene sempre meno applicata a causa della maggior tolleranza nei confronti dell'omosessualità. I giudici spesso permettono questa strategia difensiva solo nel caso in cui siano convinti dell'onestà dell'imputato nel credere imminente un'aggressione sessuale da parte della vittima. Le indicazioni date ai legali dal Crown Prosecution Service di Inghilterra e Galles affermano:


« Il fatto che la vittima faccia avances sessuali all'imputato non provvede automaticamente, da sola, l'imputato di una difesa o auto-difesa per le azioni che potrebbero avere luogo. »

E' da notare la somiglianza con l'uso fino a qualche decennio fa nei tribunali italiani di considerare le vittime di stupro partecipanti alla colpa. Infatti fino a poco prima del '68 quando una donna veniva violentata era diffusa l'idea che essa aveva probabilmente provocato il suo aggressore con comportamenti troppo procaci.
Eclatante è il caso del delitto del Circeo, in cui una delle principali strategie di difesa fu quella di insinuare che se le due ragazze vittime (di cui una uccisa) avessero condotto una vita da "brave ragazze di casa" non si sarebbero cacciate in quella situazione, mentre conducendo una vita emancipata e libera hanno finito per provocare gli istinti dei loro aggressori.


Da buon osservatore, seppur etero (citazione non necessaria e, comunque, non facente parte della serie excusatio non petita, accusatio manifesta), mi sembra doveroso sottolineare che in una società come la nostra un non problema sia stato nel tempo e a causa di tanti fattori considerato quello che è oggi. Siamo nel 2007 e.v. ed ancora siamo qui a scriverne, parlarne, ecc.