lunedì 11 agosto 2008

Antisemitismo?

maus In qualche modo qualcuno è riuscito nell'eludere il mio filtro (costituito dalla disabilitazione dei commenti) e comunicarmi il proprio disappunto perché pubblico post che vanno un po' contro ciò che le persone comuni credono  su nazismo e Shoah (un po' per la pigrizia di voler cercare altre versioni, un po' per menefreghismo totale). Voglio ribadire che non mi interessa essere annoverato tra i revisionisti bensì tra coloro che dicono e propongono anche le cosiddette "altre campane".  In una discussione tra amici alla domanda (furbetta) di un "amico" ho risposto che dubitavo fortemente di alcune delle verità propinateci in materia di Shoah senza negare che ci sia stata. Diceva Stalin che un morto è una tragedia mentre un milione di morti è una statistica. Per me che siano morti sei milioni di ebrei o anche soltanto 700 mila o un milione è sempre Shoah.  E non è poi questione di classifica: non esistono olocausti di serie A o di serie B. Il Porajmos (chiamato anche Samudaripen - genocidio) si dice abbia annientato tra i 250 mila ed il milione e mezzo di rom (ed anche Sinti) ma non ha avuto la stessa eco mediatica. maus1gif

Lo stesso si può dire per altri genocidi caduti nel dimenticatoio. Ricordo che prima di criticare bisogna documentarsi, documentarsi ed ancora documentarsi. Solo allora si potranno evidenziare discrepanze e inesattezze e formarsi un'idea di massima che non sia di parte. Nel libro di Theo Richmond - KONIN. La città che vive altrove (Instar Libri, Torino, 1998) l'autore ricostruisce la vita di tutti i giorni degli ebrei nella cittadina polacca e descrive, in base alle testimonianze dirette dei sopravvissuti, le atrocità compiute dai nazisti ma include anche quei casi di umanità sia dei tedeschi sia dei polacchi non collaborazionisti. E non evita di evidenziare il comportamento (spesso molto particolare) degli yid che a tutti i costi non vogliono perdere  la loro identità ebraica.

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Ricapitolando: si fa presto a tacciare di antisemitismo chi la pensa in modo diverso, si fa presto a mettersi la coscienza a posto osservando il Giorno della Memoria. Bisognerebbe, a parer mio, che ci fossero più giorni della memoria (uno per ogni genocidio) e che la storia potesse essere studiata basandosi su documenti e prove riportate non da una sola parte. Così come  è proposta ora la storia  non potrà mai essere realmente considerata corrispondente a ciò che è successo e, se anche lo fosse, il fatto che non ci siano fonti alternative può portare a pensare che  non lo possa essere sia dalla da gente comune (che diventa, per taluni, revisionista e negazionista) sia dai revisionisti-negazionisti. Ma se ci sono documenti della controparte perché non vengono resi pubblici? Perché andrebbero e sarebbero in contraddizione con quella che è la Storia come noi la conosciamo? Chissà...