lunedì 15 giugno 2009
Destra e sinistra...
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 00:35
sabato 13 giugno 2009
Obama: cosa è cambiato.
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 18:27
lunedì 29 dicembre 2008
Neutralità
Gli eventi che mi hanno coinvolto personalmente mi hanno impedito, da un po’, di essere più presente in questo blog (così come in altri personali o nei quali partecipo). Ma non era di questo che volevo parlarvi. Volevo scrivere due righe sul fatto che non riesco ad esser più neutrale (ecco il perché della bandiera svizzera). Tutti gli eventi a livello locale, regionale, nazionale, sovranazionale, planetario nei quali sono, siamo coinvolti sembrano essere orientati soltanto in un senso e solo chi non vuole pensarci per non star male non riesce a vedere (sempre che riesca a vedere). Esser coscienti di essere un numero, una matricola, una user-id con un pin e secur-code e sapere che basta un click per essere spazzati via non da certo fiducia nell’avvenire. La mia neutralità (che è poi il motivo che mi ha spinto ad aprire questo blog) sta venendo meno. Forse saranno gli anni, forse le delusioni, forse altri fattori mi spingono a vedere solo il lato peggiore della gente e delle istituzioni (un po’ come il protagonista di There will be blood – uscito in Italia con il titolo de Il petroliere). In effetti in questo blog ho spesso rimarcato il lato negativo di ciò che ci circonda e solo in certi casi ho parlato di cose positive. Forse perché le cose negative sono sempre presenti in maggior numero intorno a noi, forse perché è il caso di parlare delle cose che vanno male per contribuire in modo seppur minimo a risvegliare le menti obnubilate, ottenebrate da chi ha interesse sia così. Far parte di una grandissima, seppur minima, minoranza rumorosa tacitata dagli stessi mezzi usati dai potenti da che mondo è mondo (e cioè riducendo le persone alla quasi sopravvivenza – impedendogli, quindi, di pensare ad altro che non sia l’arrivare a fine mese) non mi far star meglio perché penso alla minoranza che conta (e che ha paura che anche il popolo pensi, rifletta, aspiri ad una vita migliore) ed alla maggioranza che non fa altro che nascere, vivere (si fa per dire), morire solo cercando di soddisfare i propri desideri imposti a tavolino da altri che lucrano sulla massa beota propinandogli quello che desiderano (e che hanno deciso, appunto, che desiderassero pilotando la loro vita come fossero burattini). Come si fa a continuare ad essere osservatori neutrali? Forse per tutto ciò che riguarda il passato cercando di esserlo anche quando tutto potrebbe farci credere che sia andata in un certo modo. Soffermarsi, scavare in profondità, non fermarsi alle apparenze, andando oltre i luoghi comuni, ai sentito dire. Forse, in questi casi, si può fare, posso ancora essere un osservatore neutrale ma è difficile esserlo. Mi sforzerò. Non perché lo debba a qualcuno, principalmente per me stesso, perché possa dire, alla fine dei miei giorni, “almeno io ho capito e voi siete vissuti nell’illusione e nella finzione che altri hanno creato per voi”. Per dare un contributo, dicevo, modestissimo e senza alcuna pretesa di volere a tutti costi insegnare qualcosa a qualcuno. Io osservo e riferisco, sottolineo e mi interrogo, perché a questo mondo non esistono solo gli Ipod e le PlayStation, l’Iphone ed i tablet-pc, i SUV e BMW&Mercedes, le bratz e i vincenti. Esiste un mondo che non è tutto questo. Dedico a quel mondo le mie riflessioni e perdonatemi se non dovessi riuscire nell’intento che mi sono proposto. Se un mio post vi fa pensare, vi fa andare oltre la mera accettazione del titolo di un giornale vorrà dire che non ho sprecato il mio tempo. Cordialmente Vostro
Osservatore Neutrale
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 18:19
domenica 7 dicembre 2008
I grassi banchieri decidono…
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 16:12
domenica 30 novembre 2008
Niente sesso siam buddisti…
Il titolo dice tutto. Non bastavano le esternazioni del papa cattolico che ci si mette pure il Dalai Lama. Dal punto di vista cattolico è un discorso di controllo (il sesso costituisce uno dei “divertimenti” naturali dell’uomo nonché il principale sistema per la sopravvivenza della specie) mentre il nostro ne fa un discorso molto logico. Se tu sei una persona che ama il sesso ti trovi automaticamente invischiato dentro una situazione che è coinvolgimento nella materialità di questo mondo. Quindi la castità evita tutto ciò e ci predispone a lasciare al più presto il samsara. Ma la forzata castità, a mio avviso, altera il nostro equilibrio. Deve essere fortemente voluta e non forzatamente imposta a se stessi solo perché una figura spirituale ci dice di farlo. Deve nascere da dentro la volontà di sopprimere la necessità di fare sesso. Un po’ come smettere di fumare. Decidi e basta. In pratica se nella persona il corpo e la mente è come un tutt’uno non ci sarà sofferenza (un esempio: la castità naturale portata dalla vecchiaia) mentre se è solo la mente a decidere allora non ci si lamenti se il corpo si ribella. Questi diktat generano solo confusione e fanno danni. Il discorso è che quando una problematica coinvolge la religione allora tutti ipocritamente si tirano indietro e tanto più se la religione commenta i costumi sessuali. La religione, i religiosi si dimenticano che siamo su questa terra grazie ad un rapporto sessuale. Se detestano così tanto il sesso (anche se cercano di motivare il loro comportamento, il loro atteggiamento con concetti e affermazioni varie e discutibili) e non vogliono esserci su questo piccolo pianeta che essi stessi riescono a rendere sempre più instabile perché non fanno in modo di interrompere il loro ciclo di nascite-morti-rinascite già da ora nel modo migliore e che non sia proibito dal loro credo? Farebbero un favore a tutta l’umanità che in tutte le latitudini si trova a combattere per la propria sopravvivenza, per il pane, per i conti che non tornano, contro la depressione e così via. Penso che aggiungere al “mal di vivere” anche il sesso inteso come impedimento a giungere al più preso al nirvana sia un di più che gli uomini (quelli che ancora non sono spiritualmente pronti a distaccarsi dalle cose di questo mondo) non si meritano. Anche se a dirlo è chi è più vicino a questo traguardo. Lo è lui, non noi. Quindi per correttezza dovrebbe rivolgersi ai suoi più stretti discepoli e non farlo diventare un messaggio globale.
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 13:01
domenica 23 novembre 2008
Dispositivo antistupro.
Continuo ad osservare sempre più inorridito i titoli dei giornali e le news su internet che parlano di stupri, dove le donne coinvolte sono di tutte le età. Non sto parlando di molestie (la legge italiana a mio avviso è intepretabile e considera molestia tutta una serie di comportamenti che prima erano puniti al massimo con un ceffone in faccia al “manomorta” ed ora arrivano in tribunale). Ma di stupro vero e proprio, quello che “ferma” la vita della malcapitata e lascia segni indelebili nell’animo se non nel fisico. E da buon osservatore e chiedendo un po’ in giro ho scoperto che esiste RapeX™. Il sito ufficiale ci informa che:
RAPEXTM is a new product that was developed to empower women to defend themselves against rapists. RAPEXTM is a device used by women to prevent rape and to identify the rapist. The RAPEXTM prototype was launched on 31 August 2005, at Kleinmond, Cape Province, South Africa.
La foto di quello che in inglese viene definito device (dispositivo) non ha bisogno di spiegazioni e nel sito sono consultabili le FAQ. A mio modesto avviso dovrebbe essere reso disponibile come arma di difesa e regolamentato da una legge. Non si sa mai che un ex-moglie ti propone una sveltina e ti trovi un’accusa di stupro e Willy trafitto. Solo i preliminari potrebbero evitare il peggio ad un innocente e, i preliminari, si sa non sono praticati da uno stupratore. Quindi è ragionevole osservare che dovrebbe “colpire” solo i violentatori.
Un’ultima osservazione: il dolore inferto al maniaco sessuale sarebbe così forte da far sì che il medesimo sia impossibilitato a sfogare la propria ira sulla vittima? Penso possa dipendere dalla soglia di sopportazione del dolore dell’aggressore. E poi ci sono stati casi di violenza sessuale nei quali la vittima è stata comunque e purtroppo poi uccisa. Quindi ben venga un “dispositivo” che pone in uno stato di inferiorità questi subumani che considerano la donna come una cosa per sfogare i più bassi istinti (che bassi non sono se correlati a situazioni nelle quali c’è la volontarietà dell’atto). Mi viene da pensare che potrebbe dare il tempo alla vittima di poter fuggire. E lasciare un “ricordino” a chi pensa di poter essere padrone del corpo altrui…
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 18:55
No Facebook? No party…
Dopo un periodo di lontananza dal blog ho deciso di ripresentarmi a voi con un tema un po’ più leggero: Facebook. Lo scopo principale, all’inizio, di Facebook era di far mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo. Ora (e in Italia c’è stato un vero e proprio boom) questa social network coinvolge (più o meno) “tutti” gli utenti di internet. Cercando di capirne di più, ovviamente, mi sono iscritto e ho continuato a fare ricerche sul fenomeno del momento che prende il nome dall’annuario che alcuni college americani pubblicano con le schede e le foto degli studenti ad inizio anno scolastico.
Wikipedia ci fa notare che il sito conta attualmente oltre 100 milioni di utenti in tutto il mondo ed è valutato più di 16 miliardi di dollari. Mi sa tanto che rientra nelle cosidette killer-application. Per farvi un esempio anche gli sms rientrano nelle k-a. E, stranamente, dove è coinvolto il bisogno, la necessità di stare assieme, comunicare unilateralmente o meno allora il mezzo può diventare una k-a. Tempo fa i blog (perché tutti vogliono dire qualcosa – più o meno importante). Poi gli “space” dove l’austerità del blog veniva meno ed infatti alcuni sono sconsigliati per chi ha problemi alla vista e per chi non capisce lo slang da cellulare (nn per non, xché per perché, ecc). E ora Facebook che permette un interagire, una comunicazione immediata: una piazza virtuale. Ci si incontra, ci si danno appuntamenti, si condividono foto e video e così via. E si ritrovano vecchi amici che pensavi scappati in Messico, vecchie fiamme, primi amori ormai felicemente sposati con figli, ecc. Sono contento per il fondatore (e un po’ lo invidio) e non penso che all’inizio pensasse che la sua idea sarebbe stata la sua fortuna, voglio però sottolineare che, al solito (e come già affermato da tanti altri prima di me), dalla necessità di comunicare e dalla paura della solitudine e del non essere accettati, qualcuno ci ha fatto un business. Un grosso business…
Osservato dall' Osservatore neutrale alle 09:33